Sin dalla notte dei tempi, il vampiro, affascinante e ripugnante essere in apparenza immune alla morte, è un nottambulo sanguinario dotato di poteri sovrannaturali, che la letteratura ha elevato tra le figure più misteriose e prolifiche della storia, amate da milioni di lettori.
Tutto ebbe inizio nel 1897, siamo in piena Epoca Vittoriana, negli stessi anni in cui erano di moda i Penny dreadful, Bram Stocker scrisse un romanzo epistolare, Dracula, il cui successo perdura ancora oggi in film, fumetti, libri e cartoni animati per la gioia degli amanti dell’horror. Ultima opera cinematografica a tema è la mini serie tv Dracula con Claes Bang, trasmessa in Italia da Netflix.
L’opera di Stocker è il compendio di secoli di misteriose leggende: dalla mitologia greca, a quella romana, a quella celtica. Nel XII secolo già si parlava di esseri tornati dall’oltretomba per succhiare il sangue dei loro parenti, chiamati sanguisuga, succhiatori di sangue, finché nel XVIII secolo prese forma il vocabolo vampiro, di origine misteriosa, forse derivante dal russo antico pipistrello.
Nel 1826 la figura del vampiro entrò in letteratura con lo scrittore britannico John Polidori e il suo racconto Il vampiro, che narra la storia di un aristocratico avvezzo a succhiare il sangue. Per Stocker, come puoi immaginare, rappresentò il modello narrativo a cui ispirarsi.
Tutto ha inizio con Jonathan Harker, un giovane notaio inglese, eroe del romanzo, inviato in Transilvania per regolare delle questioni immobiliari con un misterioso Conte.
Dopo un lungo viaggio, che termina in diligenza nelle buie terre dei Carpazi, Jonathan arriva in un castello sperduto tra le montagne. È l’inizio di macabri eventi che ben presto sbarcheranno in Inghilterra.
Ecco è la prima apparizione dell’iconico vampiro uscito dalla penna di Bram Stocker:
Dal diario di Jonathan Harker
Sulla soglia apparve un uomo alto, dal viso ben rasato, a parte i lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi, senza un solo puntino di colore in tutta la persona. Teneva in mano un’antica lampada d’argento nella quale la fiamma bruciava senza vetro o globo di nessuna specie, lanciando lunghe ombre frementi e palpitando nell’aria che veniva dall’esterno. Il vecchio mi fece cenno con la mano di entrare, dicendo in inglese perfetto, ma con una strana cadenza:
“Benvenuto nella mia casa! Entrate liberamente e per la vostra volontà!”
Non accennò a venirmi incontro, ma rimase immobile come una statua, come se il gesto di benvenuto lo avesse trasformato in pietra.
Dracula è un morto vivente, ma non uno zombie incapace di discernere; è un immortale dotato di intelletto, uno spettro con un corpo materiale che si nutre del sangue delle sue vittime per ringiovanire e fissare il suo aspetto all’apice dell’attrazione. È un predatore, un essere privo dell’anima, che sfugge a Paradiso e Inferno.
Jonathan Harker, trattenuto contro la sua volontà nel castello del Conte, scopre con raccapriccio i diabolici poteri del suo ospite…
Vidi la testa del Conte sporgersi dalla finestra. Non vidi la faccia ma lo riconobbi dal collo e dal movimento delle braccia e delle mani. Non potevo sbagliare, quelle mani le conoscevo bene. Dapprima provai interesse e un lieve divertimento. È incredibile quanto poco basti a divertire e interessare un uomo quando è prigioniero. Ma le mie reazioni furono di ripugnanza e di terrore quando vidi l’intera figura emergere dalla finestra lentamente e strisciare lungo il muro del castello, al di sopra di quello spaventevole precipizio, “a faccia in giù”, con il mantello svolazzante come due grandi ali.
Dracula si trasforma in pipistrello e in lupo, diventa brezza leggera capace d’insinuarsi sotto le porte, ha una forza incontenibile, non si riflette agli specchi così da cogliere di sorpresa la vittima.
Fu proprio Bram Stocker a ideare quest’ultima caratteristica, ancora una volta attraverso Jonathan Harker che, intento a radersi, sente la voce del Conte ma non ne vede la presenza, tanto da ferirsi il collo con il rasoio e scatenare la furia demoniaca del vampiro. Solo a contatto del crocefisso attorno al collo del giovane, Dracula desiste.
Dracula ha vinto la morte ma…
Jonathan Harker annota nel suo diario gli orribili fenomeni di cui è testimone e fa sì che il più famoso cacciatore di vampiri, Van Helsing, corra in suo aiuto e attacchi Dracula nel suo punto debole: la luce del sole.
La luce che rappresenta Dio, quel Dio a cui il vampiro si oppone, che limita il suo potere (insieme all’aglio, che lo repelle, e all’arma per antonomasia, un paletto di frassino che, conficcato nel cuore, è in grado di annientarlo) lo distruggerà.
Quando Dracula, dalla Transilvania approda in Inghilterra, la piaga inizia a diffondersi.
Il sangue, fluido vitale dotato di sacralità, per un vampiro non solo è fonte di vita, ma lo rende capace di donare la stessa sorte per creare discepoli in grado di praticare il vampirismo e tramutarlo in epidemia.
Lucy, l’amica della fidanzata di Jonathan Harker, Mina, sarà la prima vittima.
Bram Stocker è il primo autore che si serve dei diari dei protagonisti per tessere la trama della storia. Per la stesura utilizza lettere e ritagli di giornali, e rende ancor più coinvolgente e intrigante Dracula, moltiplicando i punti di vista del vampiro senza mai dargli la parola.
Bram Stocker impiegherà dieci anni per scrivere Dracula, il suo quinto romanzo, conducendo ricerche minuziose allo scopo di arricchirne il contenuto, ispirandosi alla sua Irlanda e alle leggende che gli leggeva la madre da bambino. Visse un’infanzia che avrebbe condizionato la sua sensibilità e in età adulta fu turbato dalla vicenda di Jack lo squartatore che darà uno stimolo ancor più forte alla sua vena creativa.
Il personaggio di Stocker nei secoli è diventato talmente iconico che oggi il nome Dracula è sinonimo di vampiro. Ci basta guardare due canini appuntiti per pensare subito al Conte succhia sangue. Persino di vampiri più recenti, come ad esempio quelli di Twilight, in parte si sono rifatti all’immaginario collettivo legato a Dracula.
Resta il fatto che, come abbiamo detto in più occasioni qui su Giallorama, l’Epoca Vittoriana è stata un crogiolo di atmosfere cupe e paranormali, fonte d’ispirazione per numerosi scrittori che hanno fatto della paura il cardine portante di opere che ancora oggi non smettiamo di leggere.
Romano, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e allievo di uno dei più grandi maestri, Andrea Camilleri, con cui ha avuto la fortuna di collaborare. Ha scritto tanti anni per il teatro, sua prima grande passione, ottenendo ottimi riscontri dalla critica nazionale. La commedia Fiesta è diventata un cult tra il 2001 e il 2002 ed è stata campione d’incassi in Italia, divertendo migliaia di persone. Da alcuni anni si cimenta nella scrittura della serie mystery di Achille Normanno.