Quando termino di leggere un romanzo e mi rendo conto di averlo letteralmente divorato senza permettermi alcuna sosta, mi interrogo sempre sulla magia che si innesca tra il lettore e lo scrittore.
Ed è proprio questa sensazione di stupore e di meraviglia che mi ha accompagnata nei giorni successivi al termine della lettura del nono romanzo di Giulia Beyman, dedicato alla sua famosissima protagonista seriale Nora Cooper, Il mio nome è Jason Sheldon.
Nonostante il romanzo sia stato pubblicato dalla scrittrice il 21 febbraio scorso, la nuova avventura di Nora resiste stoicamente al primo posto di almeno tre categorie di genere di Amazon, guadagnandosi un numero incredibile di recensioni positive e l’entusiasmo dei lettori appassionati e affezionati della serie.
Nora, che gestisce un’agenzia immobiliare a Martha’s Vineyard, e si configura come una investigatrice amatoriale nella macro-categoria del genere giallo, in questa nuova storia si trova a gestire un doppio conflitto, che la obbliga a un’evoluzione personale e alla gestione dell’ansia per quello che la sua famiglia si ritrova a vivere.
Un pulmino della scuola elementare di Chilmark, di ritorno da un fine settimana di divertimento dopo una gita sul lago Tully, sparisce nel nulla, portando con sé sette bambini innocenti.
A preoccupare Nora non sarà solo l’eccezionalità del caso misterioso, ma un dettaglio pesante, e non trascurabile: uno dei sette bambini è il piccolo Jason, il nipotino.
Nora Cooper è una protagonista seriale, e come tale necessita di un lavoro certosino di caratterizzazione, arco di trasformazione del personaggio, gestione del tono di voce e necessaria evoluzione delle sfide investigative in cui è implicata. Giulia Beyman, anche questa volta, non delude nella creazione di una situazione di partenza talmente in disequilibrio e piena di conflitti, da risvegliare non solo la curiosità di ogni investigatore amatoriale che si cela dietro il volto di un lettore appassionato di gialli, ma anche e soprattutto la naturale e necessaria dote che ci rende umani: l’empatia.
In un crescendo di ansia e frustrazione per la sorte del piccolo Jason, il lettore segue con interesse e partecipazione i segni che a Nora vengono mandati dall’Aldilà, dettagli premonitori a cui è abituato, e che svelano fin dall’inizio della storia che qualcosa di terribile sta per accadere, e che dare ascolto al proprio sesto senso spesso è l’unico modo per sopravvivere o schivare situazioni pericolose e drammatiche.
Un preciso e interessante dettaglio narrativo, che caratterizza il piccolo Jason, fa avanzare felici e inaspettate promesse per i romanzi futuri della serie.
Quando un romanzo si lascia leggere con estrema facilità e velocità, l’unica vera riflessione che va fatta è che la maestria di chi scrive è assodata e acclarata.
Giulia Beyman ricostruisce ancora una volta una trama di suspense e mistero, gestendo al meglio l’uso delle tecniche narrative e delle numerose piste che Nora si ritroverà a percorrere con l’ansia di poter essere d’aiuto, sì; ma anche di salvare la vita innocente del nipote, vittima di un gioco di vendetta maturato in anni di dolore inesploso.
Un romanzo deve sempre essere scritto con cura e amore. Il mio nome è Jason Sheldon è un esempio virtuoso di questo connubio. Una storia che soddisfa i lettori che amano le storie con una trama gialla ben definita e originale, senza rinunciare a una accurata ricostruzione e gestione di una protagonista come Nora, a cui è impossibile rinunciare dopo averne fatto la conoscenza nel 2010.
E da lettrice appassionata e affezionata, spero che Giulia Beyman non smetta mai di nutrire questa serie letteraria, continuando a regalare ai suoi lettori romanzi eleganti e di rara bellezza con protagonista Nora Cooper.
Editor di narrativa e consulente editoriale. Autrice per Dino Audino Editore. Vincitrice IoScrittore 2020.