Nella seconda metà dell’Ottocento in Inghilterra molti lettori si sollazzavano durante le pause di lavoro con i cosiddetti Penny dreadful, giornaletti periodici dal costo di un penny a tema horror sanguinolento.
Per un piccolo prezzo, i Penny dreadful offrivano ai lettori vittoriani la fuga in un mondo di macabri omicidi e orribili violenze.
Le narrazioni avevano la caratteristica della brevità, proprio perché dovevano essere consumate nel poco tempo libero a disposizione dei lettori e appassionarli a tal punto da non vedere l’ora di acquistare il numero successivo.
Gli autori confezionavano nelle storie rapimenti, avvelenamenti, furti, bigamie, rivoluzioni e ogni sorta di raccapriccianti rivelazioni, che tanto piacevano ai lettori della Londra vittoriana.
Oggi è possibile recuperare alcuni studi scientifici che indagano i Penny dreadful da diversi punti di vista culturali nel portale Open edition journal. Una delle trattazioni più interessanti è l’articolo From Penny Dreadful to Graphic Novel: Alan Moore and Kevin O’Neill’s Genealogy of Comics in The League of Extraordinary Gentlemen, che racconta l’evoluzione del genere fino ad arrivare alle nostre storie illustrate.
Dal Romanzo gotico alla Pulp fiction
Per molti autori di Penny dreadful l’intento era quello di riportare in auge il Romanzo gotico, genere narrativo sviluppatosi nella seconda metà del Settecento, che univa agli elementi romantici stilemi più cupi e oscuri.
Come non ricordare Il castello di Otranto di Horace Walpole, pubblicato per la prima volta nel 1764 e precursore di un filone che nell’Ottocento conobbe il massimo splendore con autori del calibro di Mary Shelley con Frankenstein, Bram Stoker con Dracula e Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde, il quale affermò di essere stato influenzato proprio dai Penny dreadful nelle sue opere letterarie.
Nei Penny dreadful l’editore puntava molto sulla copertina, che era caratterizzata da variopinte illustrazioni, dettagli enfatizzati, occhi grandi, schizzi di sangue e un forte dinamismo drammatico. E tutto questo catturava – anzi scioccava – i lettori, avidi di vicende truculente.
Le storie, gotiche e inquietanti, erano popolate da licantropi e vampiri; tra i più celebri Sweeney Todd, comparso per la prima volta nel Penny dreadful The String of Pearls: A Romance, suddiviso in diciotto parti che furono pubblicate tra il 1846 e il 1847.
È la storia di un barbiere che, in seguito alla perdita della moglie e della figlia, armato di lame e rasoi, taglia le gole ai clienti innocenti bramando vendetta verso l’assassino dei suoi cari, un giudice colpevole di averlo fatto arrestare molti anni prima.
Per gli amanti del genere, il film di Tim Burton, del 2007, con Johnny Depp e Helena Bonham Carter è un capolavoro di stile, con le scenografie di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo che si aggiudicarono l’Oscar.
In Europa, i Penny dreadful furono compagni dei Feuilleton francesi e dei Romanzi d’appendice italiani, e se ci spostiamo oltreoceano anche dei Dime novel americani, antesignani del Pulp.
Il Pulp, infatti, nacque nei primi Anni Venti negli Stati Uniti d’America, dapprima con storie a puntate pubblicate su riviste, le cosiddette Pulp magazine, di 128 pagine arricchite da copertine sfolgoranti, poi con veri e propri romanzi che lo traghettarono al cinema.
Penny Dreadful: la serie tv con Eva Green
Oggi molti conoscono il nome Penny Dreadful per l’omonima serie televisiva anglo-statunitense, ormai giunta alla terza stagione, ambientata nell’Epoca Vittoriana, che prende il nome proprio dalle pubblicazioni ottocentesche e intreccia storie di personaggi cult, tra cui il Conte Dracula, Frankenstein, Dottor Jekyll, Dorian Gray, licantropi, streghe e vampiri.
Tra i protagonisti la splendida Eva Green, adorata da Tim Burton, che la scelse per il ruolo da protagonista in Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali e in Dumbo.
L’inizio è topico. Sin dalle prime scene della serie tv emerge il taglio della fiction. Il protagonista maschile, Ethan, che si rivelerà essere un lupo mannaro, abile con la pistola, viene assoldato da Vanessa (Eva Green) per ritrovare la sua amica Mina, rapita dal Conte Dracula.
Assieme al padre della ragazza, a Van Helsing e a Victor Frankenstein si accende la miccia della prima stagione in un crescendo di colpi di scena, torbide rivelazioni, sesso e sangue.
Da questa fortunata serie, per certi versi una sorta di fanfiction, molto amata dai cultori delle atmosfere cupe ricche di emozioni è nato uno spin-off. Penny Dreadful: City of Angels, che sposta l’azione nella Los Angeles del 1938.
La città, scossa da un macabro omicidio mai risolto, sarà teatro dello scontro tra forze oscure: il demone Magda, una sorta di mutaforma e l’angelo della Santa Muerte. A districare i misteri, un giovane investigatore di origini messicane dovrà destreggiarsi tra soprannaturale, corruzione politica e l’insinuante presenza del Terzo Reich.
Questo filone inesauribile che vanta un’eredità secolare, continua a stupire il pubblico di appassionati, sempre più numerosi, e a ispirare gli autori che hanno tratto grandi lezioni di scrittura dai maestri del passato.
Ma anche agli editori dell’epoca Vittoriana va riconosciuto il merito di essere stati i primi ad aver dato particolare attenzione alla grafica di romanzi e Penny dreadful. Ancora oggi sono proprio le immagini delle copertine e le illustrazioni interne dei libri l’elemento che più attira il lettore e lo spinge a leggere la quarta o la sinossi e, perché no, ad acquistarli e divorarli.
Infine i Penny dreadful hanno una particolarità, e crediamo sia questo a renderli così interessanti per i lettori. Che sia la storia di un criminale, un vampiro o un serial killer, il filo che divide il bene e il male è davvero molto sottile. E, anche se a volte fingiamo di crederci, anche tra le fila delle forze oscure qualcosa accade, sempre.
Romano, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e allievo di uno dei più grandi maestri, Andrea Camilleri, con cui ha avuto la fortuna di collaborare. Ha scritto tanti anni per il teatro, sua prima grande passione, ottenendo ottimi riscontri dalla critica nazionale. La commedia Fiesta è diventata un cult tra il 2001 e il 2002 ed è stata campione d’incassi in Italia, divertendo migliaia di persone. Da alcuni anni si cimenta nella scrittura della serie mystery di Achille Normanno.