Quando nel 1905 dalla penna di Maurice Leblanc nacque Arsenio Lupin, lo scrittore non immaginava che il ladro gentiluomo sarebbe entrato di diritto nell’immaginario collettivo dei lettori per essere sdoganato al grande pubblico delle riviste di fumetti, della televisione e del cinema.
Il libro “Arsène Lupin gentleman cambrioleur” (Arsenio Lupin ladro gentiluomo), primo romanzo della serie, il cui canone originale è costituito da 17 romanzi, 39 racconti e 5 pièce teatrali, è appena stato ristampato in una nuova edizione da Magazzini Salani, in occasione della fiction targata Netflix.
In questo primo racconto, Leblanc presenta il suo eroe nelle mani della giustizia. Per l’inafferrabile fuorilegge è finita? Niente affatto, è solo l’inizio delle sue rocambolesche avventure!
Arsenio Lupin è un novello Robin Hood che ruba per sé ma anche per gli altri, i più bisognosi, a scapito dei malcapitati ricconi di turno. Dotato d’inesauribili risorse, è un camaleontico trasformista che usa false identità per arrivare ai suoi scopi con furbizia, sagacia, ironia e aplomb. Cambia faccia, nome e indirizzo, spiazzando gli avversari: l’ispettore Garimard, della polizia francese, e il detective inglese Herlock Sholmes, ispirato al noto investigatore Sherlock Holmes.
Negli Anni Settanta, Lupin approdò alla televisione con ben due serie-cult (tra il 1971 e il 1974) prodotte da otto Paesi, tra cui l’Italia, composte di ventisei episodi. Un gran bel ricordo per chi, come me, in quegli anni era ragazzino. Diffusi sul secondo canale RAI, gli episodi ebbero un gran successo di pubblico e l’unanime consenso della critica.
L’elegantissimo ladro gentiluomo, raffinato conoscitore d’arte ed esperto seduttore di belle donne, fu per la prima volta interpretato dal compianto Georges Descrières, nei suoi completi dal taglio impeccabile, con tanto di cappello a cilindro e monocolo.
Una curiosità: nell’episodio otto della prima serie, “La donna dai due sorrisi”, affianco al protagonista recitò una giovane Raffaella Carrà.
In quest’avventura, Arsenio Lupin è a Roma e vuole impossessarsi dei famosi diamanti del Marchese di Valburnia. Sotto le mentite spoglie del pittore Lodain, che vive nell’appartamento sottostante quello del nobiluomo, Lupin conosce una bella e giovane donna, Antonina, dall’apparente doppia personalità: timida e insicura ma anche smaliziata e prorompente.
Lupin scopre che la ragazza è la figlia illegittima del Marchese, concepita con una donna ormai defunta e cresciuta sotto la tutela di un brigante della zona, Don Peppino, il quale la chiama Clara. Queste concomitanze insospettiranno il ladro gentiluomo che riporterà alla luce un intrigo vecchio di vent’anni…
Per la Carrà, già nota soubrette di varietà, nel telefilm furono inserite alcune scene ambientate in un café-chantant, dove l’attrice sfoggia le sue doti di ballerina esibendosi in un can-can.
Lupin fu immortalato nel celeberrimo manga giapponese Lupin III, che debuttò in forma cartacea alla fine degli Anni Sessanta, sulle pagine di Weekly Manga Action. Il suo autore, Kazuhiko Katõ, narra le gesta del nipote di Arsenio, appunto Lupin III, da cui è stata tratta una serie televisiva, numerosi film per il cinema e lungometraggi per il piccolo schermo nel tipico stile di questo genere di fumetto: occhi grandi, acconciature fantasiose, attenzione all’espressività e ai dialoghi interiori dei personaggi.
Una nuova fiction, datata al 2021, prodotta da Gaumont e pubblicata su Netflix, immortala ancora una volta il nostro eroe in cinque puntate che hanno lasciato col fiato sospeso gli spettatori. A sorpresa, a giugno arriva la seconda stagione e ne è prevista una terza.
A interpretare il famigerato ladro è l’attore e comico francese, di origine senegalese, Omar Sy, che infonde al personaggio un taglio completamente nuovo. Lupin si chiama Assane Diop, figlio di un immigrato.
Come per ogni trama che si rispetti, il protagonista è segnato da un dramma che va cercato nella sua adolescenza: a quattordici anni la vita di Assane fu stravolta dalla morte del padre, condannato per un crimine mai commesso.
È la miccia che innesca nel giovane la voglia di vendetta e giustizia nei confronti della ricca famiglia responsabile del misfatto.
Venticinque anni dopo, Assane, che si mantiene commettendo piccoli furti, decide di presentare il conto ai colpevoli traendo ispirazione dal romanzo Arsenio Lupin ladro gentiluomo che proprio il padre gli aveva regalato.
Si tratta, da parte degli autori che si sono ispirati all’opera di Leblanc, non solo di un omaggio al grande autore francese ma anche di un’attenta analisi della società contemporanea.
In una Parigi moderna, multietnica e cupa, il fantomatico Arsenio Lupin rivive nell’immaginazione del giovane Assane il quale, influenzato dalle gesta di un personaggio di fantasia, diviene credibile grazie al solido impianto narrativo e alle doti interpretative di Omar Sy.
Il nuovo Arsenio è un eroe tormentato, diverso da quello letterario ma non per questo meno efficace e ricco di sfaccettature. Emergono, come leitmotiv sottotraccia alla trama principale, temi quali la diseguaglianza sociale, la diversità, il pregiudizio razziale e la difficoltà dell’integrazione.
Attraverso flashback, colpi di scena e rivelazioni, lo spettatore scopre la vera storia di Assane, bambino orfano di un padre che si è suicidato in prigione a causa di un’accusa ingiusta da parte della famiglia per la quale lavorava: il furto di un prezioso collier in seguito ritrovato e ora premio a un’asta di beneficienza.
Assane/Lupin vuole farla pagare ai colpevoli e riscattare la memoria del genitore. Saranno proprio i romanzi di Lupin letti da ragazzino a dargli ispirazione, permettendogli di escogitare trabocchetti e giochi d’astuzia, sino a chiudere la partita, a costo di mettere in pericolo la sua vita e quella della propria famiglia: una moglie da cui è separato e un figlio.
L’uomo colto, raffinato e facoltoso interpretato da Assane si rende invisibile anche per il fatto di essere considerato un negro, e quindi sottovalutato dalla stessa guardia di sicurezza quando acquista il collier all’asta. Sarà questa invisibilità l’arma della sua rivincita.
Dopo oltre un secolo, Lupin si rivela un personaggio che può essere reinventato, passando dai basettoni lunghi e il look Regimental di un uomo old fashioned style a un bellissimo ragazzo di colore, pieno d’ingegno e modernità; e sono proprio queste caratteristiche a rendere immortale un personaggio amato da milioni di ammiratori.
Romano, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e allievo di uno dei più grandi maestri, Andrea Camilleri, con cui ha avuto la fortuna di collaborare. Ha scritto tanti anni per il teatro, sua prima grande passione, ottenendo ottimi riscontri dalla critica nazionale. La commedia Fiesta è diventata un cult tra il 2001 e il 2002 ed è stata campione d’incassi in Italia, divertendo migliaia di persone. Da alcuni anni si cimenta nella scrittura della serie mystery di Achille Normanno.