Cento anni dalla pubblicazione del primo libro che ha per protagonista Poirot, e oggi siamo ancora qui ad aspettare di poter sparlare del prossimo film di Kenneth Branagh, che sembra aver mollato persino Shakespeare per dedicarsi alle storie di quell’investigatore.
Eppure, in quello che è forse il suo libro più bello, ovvero la sua autobiografia, Agatha Christie, una che in poco più di un secolo ha venduto qualcosa in meno della Bibbia, che si descrive come una donna timida, riservata e insicura, a un certo punto dice: «Già, ma io non sono una vera scrittrice».
Quando le capitava di compilare un modulo, per dire, alla voce professione lei scriveva casalinga. E pensare invece a quanti “scrittori” oggi affollano Facebook.
In un’intervista, una volta, dichiarò che i suoi libri non erano poi molto interessanti e che a dieci anni dalla sua morte nessuno li avrebbe più letti. Nel frattempo, dalla sua nascita di anni ne sono passati centotrenta (detesto scrivere in cifre, una mia fissazione) e, dicevamo, cento ne sono invece volati via dalla pubblicazione di quel Poirot a Styles Court. Ecco, almeno su questo genere di cose, riguardo alla sua longevità letteraria, Agatha si sbagliava di grosso.
Ora, il suo successo è sicuramente legato in buona parte all’aspetto ludico dei suoi libri. La macchinazione e la soluzione dell’enigma. E il suo talento nel rendere la scrittura così fluida e semplice ha di certo fatto la sua parte. Ma quello che rimane, il motivo principale del suo successo credo sia un altro. E cioè la sua capacità di trasportarci in un mondo, il suo, e farcene assaporare ogni sfumatura.
Tanto che viene quasi naturale accompagnare la lettura dei suoi libri abbinando un pezzo di cioccolata a una tazzina di caffè o, per restare in tema, a un ricco tè inglese, irrinunciabilmente servito in porcellane di Dresda.
Agatha era appassionata di case e di ristrutturazioni, di porcellane e della campagna inglese. Ha fatto vita di società, osservando con attenzione le dinamiche tra classi sociali. Ha lavorato durante la guerra al dispensario dell’ospedale, dove ha acquisito le sue conoscenze riguardo a veleni e somministrazione di medicinali. Ed è stata una grande viaggiatrice.
Proprio i viaggi, per dire, sono stati una parte importante della sua vita. Come non darle ragione?
Con il primo marito, per esempio, fece il giro dell’Impero britannico, il che equivale più o meno a dire che fece il giro di mezzo mondo. Con la famiglia si trasferì per un periodo in Francia. E conobbe il secondo marito proprio durante un suo viaggio a Bagdad, ovviamente con l’Orient-Express.
I suoi viaggi ci hanno lasciato pagine strepitose, spesso trasposte in film, tra cui Assassino sul Nilo, tratto dal romanzo Poirot sul Nilo, portato sullo schermo da John Guillermin già nel 1978 e, prossimamente, dal caro Kenneth.
Al quale vogliamo un gran bene da sempre, anche se la sua prima prova nei panni di Poirot in Assassinio sull’Orient Express non è stata poi così convincente. Ma il discorso meriterebbe un capitolo a parte.
In ogni caso, in Poirot sul Nilo (titolo originale Death on the Nile) tutto ruota intorno alla giovane e bella e ricca ereditiera Linnet Ridgeway, una delle donne più facoltose e invidiate d’Inghilterra, che con il proprio fascino e le proprie risorse riesce a ottenere tutto quello che vuole, anche il fidanzato della sua migliore amica, Jaqueline. Come non amarla dal profondo del cuore una così? Ma quando con il marito organizza il viaggio di nozze in Egitto, qualcosa non va come secondo i piani. Jaqueline, infatti, li segue e li perseguita fino a quando una notte, durante una crociera sul Nilo, l’adorabile Linnet viene uccisa.
Come già detto, il primo aspetto che ci colpisce è il meccanismo. Siamo in presenza di una classica storia della camera chiusa (il battello), in cui tutto funziona come un orologio svizzero e ci tiene con il fiato sospeso fino a rendere impossibile l’interruzione della lettura. E se a volte Agatha è stata accusata di barare con il lettore, in questo libro sicuramente non lo fa. Fornisce tutti gli indizi, descrive con precisione la psicologia dei personaggi e ogni tassello è inserito al posto giusto nel momento giusto.
Poirot non è certo un investigatore dinamico, se pensiamo che in un altro libro riesce persino a risolvere un caso senza uscire dal suo appartamento, per cui le indagini si muovono sul piano della psicologia, mettendo alla prova le sue cellule grigie.
Attorno a Linnet e al triangolo amoroso in cui si è trovata intrappolata, tema ricorrente nelle storie di Agatha, si muovono infatti curiosi personaggi, che altri scrittori avrebbero ridotto al ruolo di macchiette, ma che lei è riuscita a rendere vivi usando ogni volta pochi tratti.
Perché quei personaggi li aveva davvero incontrati, nella sua vita, e molte di quelle emozioni le aveva davvero provate, in prima persona. Nei salotti che frequentava, durante i suoi viaggi. E persino quell’Egitto sembra di vederlo, con i suoi viaggiatori aristocratici che si muovono tra un grande albergo e l’altro, con cameriere al seguito e grandi bauli.
Un mondo così lontano da noi, e dai nostri villaggi turistici con la serata di zumba. È vero, d’accordo, era una società classista, ma lasciamo che almeno i sogni possano vivere il tempo di una storia senza troppi sensi di colpa, tra collane di perle, coppe di champagne, partite a Bridge e conversazioni brillanti, mentre attorno scorre il Nilo.
Forse non è il libro più bello di Agatha, ma è sicuramente uno dei più riusciti, nell’insieme. Anche solo per la voglia, che ti lascia addosso, di andare a visitare quei posti e risalire il Nilo, su uno splendido battello senza tempo. Magari senza assassino, questo sì. E allora, non resta altro che attendere il caro Kenneth, per tornare in prima classe.
Il film appartiene alla categoria visioni obbligate, quelle irrinunciabili, di cui dopo devi sparlare senza pietà, ma che se poi i film in uscita fossero tutti così ci metteresti la firma, il codice fiscale e anche il numero di carta di credito.
L’uscita sembra fissata per il 26 Novembre 2020, per cui c’è tutto il tempo di mettere su l’acqua per il tè e, perché no, rileggersi il libro. Magari una vecchia edizione, con le pagine un po’ ingiallite.
Vive e lavora in mezzo ai libri, in una casa di campagna. Sa che nella vita ci sono poche certezze, e che poche cose come il cioccolato e lo champagne aiutano a sopportarlo. Ama viaggiare, e gustare la dolce sensazione del ritorno a casa.