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Valerio Varesi: il noir sociale tra il Commissario Soneri e L’ora buca

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Valerio Varesi lavora alla redazione bolognese del quotidiano La Repubblica. Laureato in filosofia a Bologna con una tesi su Soren Kierkegaard, è autore di diversi romanzi noir con protagonista il commissario Soneri della questura di Parma, interpretato da Luca Barbareschi nelle puntate televisive della serie Nebbie e delitti andate in onda su Rai2.

Autore eclettico, ha scritto anche romanzi storico-politici riuniti nel volume Trilogia di una Repubblica.

Varesi è tra gli scrittori di gialli e polizieschi più amati in Italia, soprattutto dal pubblico femminile per la sua spiccata sensibilità sociale e l’accurata descrizione delle relazioni umane.

I suoi romanzi sono tradotti anche in Gran Bretagna, Spagna, Germania, Olanda, Turchia, Polonia e Romania.

In questa intervista andremo a esplorare la scrittura di Valerio Varesi e ci concentreremo sulla sua ultima pubblicazione: L’ora buca (Frassinelli Editore).

 

L’ora buca, cosa sottintende questo titolo enigmatico?

Il titolo è stato scelto in quanto il romanzo parte dalla conversazione tra due professori di fisica di un liceo durante un’ora di intervallo tra una lezione e l’altra.

Protagonista, nonché “io narrante”, dell’opera è il Professore, un insegnate di fisica di un liceo pervaso da un profondo stato d’insicurezza e d’insoddisfazione. Da cosa deriva questa sua condizione e quali sono le sue aspirazioni?

L’insoddisfazione e la frustrazione del professore è quella che pervade gran parte della nostra società in cui le persone, sempre più massificate e prive di un vero ruolo sociale riconosciuto, schiacciate da un’informazione che crea continuamente eroi relegando i cittadini a comparse invisibili in un mondo senza più speranze né idealità, reagiscono cercando una salvezza individuale che identificano nella notorietà purchessia. Salire su una ribalta, dentro un cono di luce, ecco l’ambizione. Non importa se facendo il bene o il male. L’importante è essere riconoscibili per uscire dal magma dell’anonimato.

Il Professore, nella ricerca di qualcosa che appaghi la propria ambizione, s’imbatte nella misteriosa e onnipotente Agenzia. Ti sei ispirato a qualche organizzazione esistente (o a più di una) per tratteggiare questo onnisciente “grande fratello”, nel quale si fondono il malaffare, le trame eversive e la fornitura di servizi molto particolari virtuali o meno?

L’Agenzia è una sorta di loggia massonica, una P2, ma più estesa e ramificata. È quell’insieme di potenze economico-finanziarie che sono ormai padrone del mondo e si riuniscono in associazioni come il Bilderberg, la Trilateral o il partito di Davos. Questi determinano le sorti dell’umanità spostando masse di quattrini ed esercitando un potere quasi dispotico sulla politica al loro servizio. Insomma, un’opera di svuotamento della democrazia di cui i cittadini ancora non sono pienamente coscienti.

Il libro apre inquietanti scenari e fa riflettere su argomenti spinosi quali: il degrado sociale e culturale; la finzione che prevale sulla realtà; l’apparire che sovrasta l’essere, soprattutto a livello politico. Possiamo considerare il tuo romanzo come una metafora della profonda crisi di valori, di ideali e di visione prospettica che contraddistingue i nostri tempi?

È quello che presiede all’idea del libro, vale a dire raccontare tutto questo, la crisi in cui siamo precipitati. Apparentemente è una crisi economica, ma in realtà è una profonda crisi culturale. Abbiamo messo il mercato come fine della nostra società estraendo il peggio dall’umano in termini di egoismo e individualismo esasperati. Non esiste più un’idea di società intesa come progetto politico in grado di tenere assieme gli individui e permettere loro di riconoscersi in un obiettivo comune. Ma nessuna società si regge senza progetti né speranze.

Il mercato e il profitto come unici regolatori portano al famoso homo homini lupus di Hobbes. Anche il covid è una conseguenza del nostro approccio rapinoso col mondo che ci porta a distruggere costantemente ecosistemi favorendo i salti di specie dei virus.

Il mutamento del mondo risale alla fine degli anni ’70 quando partì la riscossa dei potentati economici che propagandarono il liberismo economico sconfiggendo i movimenti politici che si opponevano al capitale economico-finanziario. Del resto lo diceva la Thatcher: Non esiste la società, esistono gli individui.

Questo nuovo libro, al di là degli aspetti distopici che lo caratterizzano, a mio avviso rientra a pieno titolo in quel filone di “noir sociale” in cui ti destreggi con grande maestria ed è connotato da talune riflessioni intime velate di pessimismo e malinconia che credo potrebbero attagliarsi anche alla figura di Soneri. Ti ritrovi in queste mie considerazioni?

Uno scrittore ha come oggetto di analisi la società in cui vive. Siccome io credo, del tutto controcorrente oggi, che il noir debba essere eversivo e romanzo di denuncia, ciò che io faccio è propugnare questo tipo di narrativa “impegnata”. Lo si può fare usando il romanzo a inchiesta, come quando scrivo le indagini di Soneri, oppure con libri come L’ora buca o i romanzi storico-politici racchiusi nel volume Trilogia di una Repubblica. Per questo la somiglianza tra i polizieschi e gli altri romanzi è forte, l’occhio sulla realtà è lo stesso.

Continuando a parlare di Soneri, com’è nato il Commissario nella tua mente e quali suggerimenti daresti a uno scrittore che si accinge a creare un personaggio seriale?

Soneri è nato quando mi sono convinto che il romanzo a inchiesta poteva essere un ottimo strumento per indagare la realtà. Ho preso un commissario vero con il quale ero amico e l’ho derubricato a personaggio di carta. La prima inchiesta è stata apprezzata e così ho continuato. Il lettore si affeziona ai personaggi e vuole sempre ritrovarli.

A chi intende esordire con un protagonista seriale direi di leggere molto e documentarsi per non creare cloni di altri, fermo restando che qualche parte “ispirata da” la si ritrova sempre. Cercare di essere il più possibile originali ma dentro il verosimile senza troppe stravaganze e soprattutto curare la scrittura perché la forma è la condizione imprescindibile affinché un’opera sia letteraria.

Cinicamente aggiungo: non siate però troppo letterari. Oggi più alzi il livello della scrittura meno pubblico si ha. Io non seguo questo consiglio, ma ritengo che sia molto utile per vendere.

Soneri e l’universo femminile. Leggendo i libri si ha l’impressione che il Commissario non si apra mai completamente, che rimanga guardingo rispetto ai sentimenti e geloso di mantenere spazi personali, anche quando la presenza della compagna riveste per lui grande importanza. È effettivamente così?

Soneri è un personaggio schivo e riservato, un pelo misantropo in quanto conosce anche troppo bene l’umano e sa che una buona dose di prudenza non guasta. Questo si riverbera anche nei sentimenti che non esplicita mai completamente. Pur essendo molto sensibile, non è abituato all’espressività sentimentale e quando si lascia andare conserva sempre una modalità piuttosto ruvida. Però molto vera.

Le ambientazioni e le descrizioni dei fenomeni atmosferici costituiscono alcuni dei punti di forza delle tue opere. Il Po, la nebbia e la pioggia sono protagonisti del tuo avvincente libro “Gli Invisibili – Un’indagine del Commissario Soneri”, mentre fanno da cornice a opere precedenti l’Appennino, la neve, Parma. Cosa pensa il tuo protagonista della città emiliana in cui vive e qual è il suo rapporto con la montagna e il fiume?

Il paesaggio è uno dei personaggi principali dei miei libri. È cornice, ma al tempo stesso rappresenta l’eterno rispetto alla caducità dell’umano.

Soneri ha grande ammirazione per lo scenario naturale che lo circonda e vi fa riposare lo sguardo. La nebbia e gli altri eventi atmosferici spesso rappresentano il correlato oggettivo del suo stato d’animo. La nebbia in particolare perché è mistero, incertezza e dubbio. Inoltre costringe a immaginare, dote fondamentale per un investigatore.

Per Parma Soneri coltiva un amore contrastato. Ammira la sua bellezza, dialoga con le sue pietre monumentali, ne ricorda il passato di città ribelle e libertaria, ma constata altresì la sua decadenza ideale nel presente. Non che sia l’unica città trascinata verso l’involuzione, ma per Soneri Parma è la città-mondo.

I tuoi libri sono lontani dal cosiddetto giallo classico (tu lo definisci conandoliano, se non erro), quello rassicurante e positivo, nel quale i colpevoli vengono sempre arrestati e pagano per i loro delitti. Opere in cui è più importante “chi” ha commesso l’omicidio, rispetto al “perché”. Al di là delle etichette e dei generi, come descriveresti il tuo modo di scrivere?

Quel giallo apparteneva a un mondo positivista che non esiste più. Per quello ritengo che insistere con esso sia inutile e passatista. Oggi la realtà è indominabile e così sfaccettata da rendere il compito di un investigatore sempre parziale. Soneri risolve i casi, ma le incognite alla fine sono più numerose che all’inizio dell’inchiesta. Indagare significa sollevare sempre nuovi interrogativi. Come studiare apre continuamente scenari da farci sentire ogni volta più ignoranti.

Il romanzo a inchiesta deve porre questioni, denunciare, sollevare problemi. Ecco perché occorre mettersi nei panni di chi si chiede la ragione per cui qualcuno uccide e non semplicemente identificare un colpevole.

Va indagata quella che il grande Carlo Emilio Gadda definiva la depressione ciclonica che sta attorno al delitto. Vale a dire quel vortice di concause, quasi sempre legate al contesto sociale, che fanno sì che qualcuno uccida. Questo mi interessa e da questa prospettiva il romanzo diventa sociale.

Il tuo prossimo libro avrà per protagonista Soneri o continuerai ad analizzare attraverso i romanzi la realtà italiana attuale e futura? Ci puoi dare qualche anticipazione?

Il prossimo libro sarà con Soneri e vorrei rappresentare un caso irrisolto. O meglio, risolto, apparentemente con un colpevole che non è tale. Un giallo a rovescio, insomma. D’altro canto in Italia, quasi la metà dei delitti resta insoluta, dunque, per essere vicini alla realtà, bisognerà che qualcuno renda conto anche di casi di questo tipo.

 

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